feelings..

” Questo viaggio mette a nudo la nostra capacità di adattamento, luoghi, persone, lingue diverse, ma nonostante le difficoltà rimarrà una esperienza indimenticabile. se escludiamo la cena, la giornata è stata praticamente perfetta”

” Dopo la campagna arriva la città. I contrasti sono forti a Phnom Penh, la gente vive per strada, sugli stessi marciapiedi occupati dalle lexus superaccessoriate in sosta. Le regole sembrano poche o poco rispettate e ognuno si arrangia come può. C’è chi si improvvisa venditore ambulante di benzina imbottigliata, c’è chi fa il guidatore di tuk tuk, c’è chi si improvvisa guida turistica, ma tutti si danno da fare per portare a casa il necessario per sfamare la famiglia. Se lo vogliono guadagnare, lavorando.

Ci si sente un pò a disagio ad essere turista qui, dove ogni angolo di strada è un teatro di povertà e stenti. Ci si sente un pò meglio se si pensa che quei pochi dollari che portiamo possano aiutare molte persone.”

” Oggi una realtà prepotente è entrata con i suoi odori più forti: accoglierli è stato doveroso. Gli sguardi che incontri sembrano inconsapevoli del tuo fastidio e non sentono l’imbarazzo che ti stringe nel tuo ruolo d’osservatore esterno. Dentro, gli urli per scappare ed il bisogno di restare per fare posto a più cose possibili.

Lasciarsi invadere è salutare quando i tormenti del passato (e ti dici che sei fatto di quello, un passato che si è sedimentato, stratificato), senza chiedere permesso, pretendono di gestire anche questi momenti preziosi.

Peccato perdersi nei pensieri, peccato trovarsi qui a porre domande, peggio ancora reperire risposte che nemmeno a te stesso interessano. Meglio sarebbe lasciare entrare, limitarsi all’ascolto, sempre. Ella si ripresenta con la bella faccia dell’amore perduto, con l’ansimante idea dell’occasione mancata. Certo, è che le scelte avresti voluto farle tu, con maggiore consapevolezza.

Rompere le abitudini, sorprendersi non di ciò che siamo ma di ciò che accade; far sì che le cose accadano e l’identità si rarefaccia.”

from Thailand to Cambodia..

” Lunga giornata di trasferimento che inizia sotto ad un acquazzone potente. un pò a piedi, un pò in tuk tuk, un pò in bus siamo approdati alla capitale. e questa è un’altra storia..”

” Dopo la parentesi Thailandese la Cambogia ci ha accolto con la sua realtà, la sua storia, subito visibile ai nostri occhi. Come un film guardato dal finestrino di un autobus, fotogramma dopo fotogramma, il paesaggio ci scorre di fianco durante il viaggio che da Trat porta a Phnom Penh. E’ un altro mondo e vorrei guardarlo da dentro. Sono pronto.”

” La chitarra del tedesco lì fuori mi tiene sveglio. ritrovo un’insonnia ormai rara, per l’impazienza del riposo. La sveglia delle cinque mi sorprenderà, invece, assopito. e la pioggia forte che martella che così non ci fa partire. La pioggia ci segue poi, lungo lo stradone, col fango ai lati: ‘respira Andrea e prova a perderti!’ Sul bus ci godiamo un film cinese con sottotitoli in khmer, una sit-com locale e dei videoclip musicali, che ti lavoreranno dentro a lungo (il contagio è bello).

Lungo le strade: carri, vacche e tanta gente accalcata spesso sui motorini. Ti sorprende il senso di normalità che qui ha la vita, in mezzo al fango sotto baracche di lamiera e legno ed eternit.

‘Resta in ascolto, è il solo modo per capirti. C’è un luogo in cui tutto tace; lì, il lavoro fatto, potrà dare i suoi frutti, ricomporre i frammenti. Allora ha senso soltanto soltanto se il risultato finale, quel giorno, poco o niente ha a che fare con quella fragile identità che la mattina ancora ti perseguitava. Infine, respira ancora, poi riposa.”

 

“Guarda che luuuuna!” “Andrea, guarda, questa Luna mi ha proprio rotto…..”

“non tutti gli imprevisti vengono per nuocere. E imprevisto è il sole Dopo l’acquazzone mattutino, tanto breve quanto copioso. Ma noi, pronti ad acchiapparlo, a white sands, sulla lunga spiaggia incorniciata dalla foresta che scende dalle colline, fino agli ultimi alberi che allungano il loro ombrello verso il mare, quieto e tenace.”

“oggi si è andati al mare leggeri, dopo le piogge lente del mattino. sentirsi lontani  è bello ed è come pulirsi, lasciare un porto troppo a lungo usato e che fatica a sorprenderti, pure insinuandosi e trasformandoti come lui (è ciò che ti circonda che t’entra dentro e ti lavora); si tratta di un contagio, in quel caso, malefico. oggi, invece il contagio si fa piacevole perchè è fatto di natura e d’altro che ti fa respirare meglio e forte. Poi, alle domande sul perchè ci si trova a vivere e lavorare e, invece, a far vacanze qui, l’unica risposta fin’ora trovata è che sarebbe insensato recarsi in vacanza a Furlè.”

“La giornata è abbastanza lunga per svolgere molte attività: farsi un massaggio, andare in gita in minivan, nuotare, parlare con un cane (in italiano), bere una birra locale e contrattare per un taxi a buon prezzo. La Thailandia è bella anche senza il sole.”

“Finalmente rilassandomi riesco ad apprezzare questo bel posto”